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Proteste in USA: Eminem l’aveva già detto vent’anni fa

eminem

In un’America scossa dalle proteste contro le politiche migratorie aggressive e l’ascesa di movimenti che giustamente rifiutano simboli di autorità assoluta come il motto “No Kings”, non possiamo fare a meno di notare come certi messaggi fossero già stati urlati, microfono alla mano, da Eminem oltre vent’anni fa.


“White America” (2002): la denuncia dell’ipocrisia

In White America Eminem si fa portavoce di una critica potente e controversa alla società e alla politica americana. Il brano denuncia come la sua figura (un rapper bianco) sia diventata il bersaglio di tentata censura e attacchi politici. Il rapper parla del controllo governativo e dei tentativi di limitare la sua influenza culturale sottolineando come la sua musica venga percepita come una minaccia non tanto per quello che dice ma per il potere di ispirare i giovani e mettere in discussione lo status quo.


I must've struck a chord with somebody up in the office' cause Congress keeps telling me I ain't causing nothing but problems and now they're saying I'm in trouble with the governmentI'm loving it
(traduzione: Devo aver colpito una corda a qualcuno in ufficio perché il Congresso continua a dirmi che non faccio altro che creare problemi e ora dicono che sono nei guai con il governo e a me piace così)

Non è difficile vedere il collegamento tra questo brano e la tensione sociale che oggi si riversa per le strade piene di cittadini che lottano contro un sistema che sembra valorizzare solo i politici e portare avanti discriminazioni.


“Mosh” (2004): il richiamo alla protesta

Se esiste un brano che sembra scritto per le proteste di oggi è Mosh. Uscito alla vigilia delle elezioni del 2004, è un attacco diretto alla leadership dell’epoca (George W. Bush) ma i suoi versi sembrano profetici nel contesto attuale:

No more blood for oil, we got our own battles to fight on our own soil
Traduzione: niente più sangue per il petrolio, abbiamo le nostre battaglie da combattere sul nostro suolo

La battaglia per cui si sta combattendo oggi è la libertà e il rispetto per chi ha ormai trovato il suo posto negli Stati Uniti.


“Untouchable” e “The Storm”: razzismo e potere

Nel 2017, con Untouchable e soprattutto The Storm (il freestyle anti-Trump alla BET Awards), Eminem ha ripreso la sua vena politica con forza:


Racism's the only thing he’s fantastic for
Traduzione; Il razzismo è l’unica cosa in cui è davvero bravo

Oggi, mentre gli americani manifestano in strada contro l’autoritarismo, contro le deportazioni arbitrarie e contro ogni forma di ingiustizia sistemica, risuona la voce di chi queste cose le aveva già urlate. Eminem è ed è sempre stato, soprattutto tra l’inizio degli anni 2000 e la metà degli anni 2010, una voce di rottura e resistenza contro autoritarismo, ipocrisia e discriminazione.


Forse aveva già detto tutto. La domanda è: è stato ascoltato davvero?


Nonostante le difficoltà rimane viva la speranza che gli Stati Uniti riescano a superare queste tensioni lavorando verso una società più giusta e inclusiva capace di ascoltare tutte le voci anche quelle più "scomode" per costruire un futuro migliore.


All you can see is a sea of people, some white and some black, don't matter what color, all that matters we're gathered together
Traduzione: Tutto quello che puoi vedere è un mare di persone, alcune bianche e altre nere, non importa il colore, tutto ciò che conta è che siamo riuniti insieme (Mosh, Eminem, 2004)


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