Il successo oltre i numeri: illustrando le diverse aspettative per le donne nella musica
- Dunya Fadili
- 29 mag
- Tempo di lettura: 5 min

Nel mondo della musica la pressione sulle donne nella musica, in particolare sulle cantanti, è costante, martellante e spesso ingiusta. Spesso disincentiva a proseguire con la propria carriera o addirittura a iniziarla. Mentre gli uomini, d'altro canto, possono invecchiare, cambiare stile, prendersi delle pause o essere imperfetti senza compromettere troppo la loro carriera, alle donne viene chiesto molto di più: essere sempre belle, performanti, impeccabili. Ma cosa succede quando non rispettano questi standard?
La bellezza prima del talento
Uno dei criteri più assurdi e inutili che gioca un ruolo nella scelta e nell’apprezzamento delle donne è la bellezza. Cantanti come Adele sono state per anni criticate per il loro aspetto fisico anche quando, qualche anno fa, è dimagrita per motivi di salute. Come se la sua voce straordinaria passasse in secondo piano rispetto alla bilancia. Lo stesso è accaduto a Britney Spears che ha vissuto gran parte della sua carriera sotto i riflettori più per il suo corpo che per il suo contributo alla cultura pop. La sua carriera è stata spesso ridotta a una semplice immagine da idolatrare, dimenticando che è una persona reale, con difetti, vulnerabilità e una salute mentale che l’ha resa bersaglio di prese in giro e incomprensioni sul web. Anche Billie Eilish è finita sotto il mirino delle critiche per il suo fisico, spesso nascosto dai suoi outfit oversize. Ariana Grande, nonostante la sua crescita artistica e la sua esperienza televisiva, non è stata risparmiata: troppo magra, troppo bassa… sì, talentuosa, ma "non abbastanza". Queste grandissime artiste, nonostante i sacrifici e il talento, non sono mai considerate "abbastanza" e continuano a non esserlo perché si cercherà sempre il pelo nell’uovo per screditarle o attaccarle. La musica, però, dovrebbe essere innanzitutto espressione, anima, creatività. Non un concorso di bellezza. Non stiamo parlando di modelle, ma di donne che si esprimono con la voce, con le parole, con le emozioni. Il corpo, l’estetica, dovrebbero essere liberi di esistere, ma non diventare parametri per misurare il valore artistico.
E se un’artista decide di essere sensuale o provocante? Peggio ancora. Le accuse cambiano tono, ma non si fermano. Sabrina Carpenter, ad esempio, è stata criticata per l'estetica “troppo sexy” dei suoi video e delle sue performance, come se questa scelta fosse automaticamente sinonimo di superficialità o immoralità. Lo stesso vale per Lady Gaga, che agli inizi della carriera veniva definita "creepy", eccessiva, strana o squilibrata. Solo anni dopo il mondo ha capito quanto il suo stile fosse un atto artistico consapevole, uno statement sulla libertà di espressione e sull’autodeterminazione femminile. Eppure, ha dovuto sopportare anni di critiche e incomprensioni prima di essere pienamente riconosciuta come una vera pop star. Ricordiamoci che queste donne non sono solo numeri, non sono solo corpi, non sono solo trend passeggeri. Sono artiste. E meritano di essere giudicate per la loro musica, per il loro messaggio, per il loro impatto, non per il loro peso, il loro outfit, o la loro posizione in classifica su Spotify.
Nell’industria musicale moderna i numeri sono tutto: streaming, views, sold out. Sembrano essere gli unici parametri validi per decretare il valore di un’artista. Ma anche qui, le donne vengono colpite da un doppio standard. Camila Cabello, ad esempio, è stata bersagliata per non aver fatto sold out in alcuni concerti del 2025, come se questo fosse sinonimo di fallimento, ignorando il contesto, i cambiamenti del mercato e la qualità del suo lavoro. Allo stesso modo, Katy Perry è passata dall’essere una delle popstar più amate del pianeta a diventare oggetto di scherno per un presunto "declino", come se il successo dovesse essere eterno, inarrestabile e soprattutto lineare. Ma anche se non fosse più in vetta alle classifiche, artiste come Katy Perry hanno lasciato un segno indelebile: che se ne parli bene o male, Firework sarà sempre una canzone che qualcuno canterà in macchina o metterà a una festa. Resterà immortale. Shakira, per esempio, è stata spesso criticata per il suo modo di muoversi, per le sue performance sensuali. Ma la sua musica ha unito culture, abbattuto barriere linguistiche e ispirato intere generazioni.
Non è un segreto che, quando certi comportamenti vengono da uomini, non scatenano le stesse polemiche che colpiscono le donne nel mondo della musica. Prendiamo Kanye West. Nel 2024 ha riempito l’Assago Arena a Milano per un listening party, non un concerto vero e proprio. Non ha cantato una sola parola. I biglietti costavano tra 115 e 207 euro… eppure il pubblico c’era. Ora pensiamo a Camila Cabello. Lei ha cantato dal vivo, ha dato tutto sul palco, ha mostrato il suo talento. Eppure è stata criticata per non aver fatto il tutto esaurito in alcune date. Non è una gara tra artisti. È il solito doppio standard. Musicalmente Kanye è senza dubbio un artista di talento ma è un esempio chiaro di come agli uomini venga concesso di fare meno e ricevere comunque applausi, mentre le donne devono fare il doppio per essere prese sul serio.
Il grosso impatto sociale delle donne nella musica
Ciò che viene troppo spesso ignorato è che molte di queste donne, così duramente giudicate, hanno lasciato un’impronta indelebile. Anche le cosiddette “divas” hanno contribuito a ridefinire cosa significhi essere una donna nella musica. Con tutte le loro contraddizioni, provocazioni e libertà, hanno mostrato che si può essere forti, fragili, sexy, imperfette, coraggiose: tutto insieme, senza dover chiedere il permesso. È tempo di smettere di misurare le donne nell’industria musicale con un metro rotto. Grazie a queste artiste, si stanno ridefinendo i canoni di bellezza, si parla di più di fragilità, di salute mentale, dell’importanza di amarsi. Ci insegnano, con le loro rime, a prenderci cura di noi stesse, e si impegnano concretamente per aiutare le comunità più fragili, diffondendo valori di umanità e rispetto: qualità da non dare mai per scontate.
Tutto questo cambierà?
L’industria cambierà solo quando inizieremo a cambiare anche noi: come pubblico, come critica, come cultura. Dobbiamo imparare ad ascoltare davvero, senza pregiudizi. Non basta conoscerle per il loro look o per la hit del momento: bisogna riconoscerle per il loro talento.
La verità è che l’industria musicale è effimera. Le mode cambiano, i trend durano quanto un reel su Instagram. Ma il talento vero, la capacità di adattarsi, di sperimentare, di continuare a creare, non può essere misurato solo con i numeri. E questo vale ancora di più per le donne, che devono costantemente dimostrare di valere il doppio per ottenere la metà del riconoscimento. Queste grandissime artiste, nonostante i sacrifici e il talento, non sono mai considerate "abbastanza" e continuano a non esserlo, perché si cercherà sempre il pelo nell’uovo per screditarle o attaccarle. La musica, però, dovrebbe essere innanzitutto espressione, anima, creatività. Non un concorso di bellezza. Non stiamo parlando di modelle, ma di donne che si esprimono con la voce, con le parole, con le emozioni. Il corpo, l’estetica, dovrebbero essere liberi di esistere, ma non diventare parametri per misurare il valore artistico. Il segreto è essere te stessa e fregartene!
Noi scriviamo di loro, le raccontiamo e le sosteniamo, perché oltre il meme vogliamo vedere sempre più donne conquistare i podi di Spotify, di Billboard e vincere un Grammy dopo l’altro.