top of page

Gli Ambasciatori del Jazz: l'arma segreta degli Stati Uniti durante la guerra fredda

jazz ambassadors

Articolo di: Alexandra Lloyd

Traduzione di: Laura Calonghi


Erano i primi anni Cinquanta. La Guerra fredda infuriava, la tensione tra le potenze orientali e occidentali stavano raggiungendo nuove vette e il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti sfoderò un nuovo tipo di soldato: il musicista jazz. All'inizio la decisione sembrò strana, soprattutto perché solo pochi anni prima, nell'America dominata dalle leggi Jim Crow, il governo aveva lavorato duramente per fermare la diffusione della musica jazz alle masse, confindando gli artisti ai club segregati.


Tuttavia, quando la musica iniziò ad acquisire una popolarità nella cultura di massa divenne chiaro che il jazz era la vetrina perfetta per la cultura americana. In quanto forma musicale semi-improvvisata, creata sulla base di un set di confini prestabiliti, il jazz sembrò la metafora perfetta per la democrazia. L'obiettivo era chiaro: tenere a basa il comunismo in ogni modo possibile. Di conseguenza, gli Stati Uniti pensarono che il jazz potesse essere l'arma segreta con cui l'Unione Sovietica non poteva competere.


Gli Ambasciatori del Jazz che rappresentarono l'America durante la Guerra fredda

Noti come gli Ambasciatori del Jazz, agli occhi del Dipartimento di Stato questi musicisti erano solo un ulteriore fronte nella Guerra Fredda. Il New York Times affermò che l'arma segreta dell'America è una blue note in chiave minore.


Nel 1956, Dizzy Gillespie viaggiò fino ai Balcani e al Medio Oriente come primo Ambasciatore del Jazz degli Stati Uniti. In seguito, aristi come Dave Brubeck sarebbero stati la colonna sonora delle discussioni sul disarmo tra Regan e Gorbachev. Nel complesso, questo atto di diplomazia culturale riuscì ad allentare la tensione, promuovere le buone relazioni e rendere molte persone tra il pubblico mediorientale fan del jazz.


Tuttavia, l'ironia di questo sfoggio da parte degli Stati Uniti è innegabile. Il jazz, come genere musicale, ha le sue radici nella diaspora africana, quando gli Africani furono portati negli Stati Uniti come schiavi. Attraverso il XX secolo, i neri combatterono per i loro diritti e usarono la musica per abbracciare le loro radici africane e, allo stesso tempo, la loro nuova identià americana. Era chiaro che il Dipartimento di Stato voleva raggiungere un doppio obiettivo con gli Ambasciatori del Jazz: non solo promuovere le buone relazioni, ma anche lottare contro le storie della disparità razziale nel Paese. Inviando all'estero gruppi di musicisti neri e bianchi per suonare insieme, gli Stati Uniti riuscirono a creare un'immagine di armonia etnica, anche se la realtà di casa era ben diversa.


Gli Ambasciatori del Jazz erano consapevoli di questa ironia e il sentimento generale sembrava essere la speranza che collaborare con il Dipartimento di Stato avrebbe aiutato a fare passi avanti verso l'uguaglianza per il Civil Rights movement. Tuttavia ciò non accadde e Louis Armstrong cancellò il suo tour nel 1957, dopo che Eisenhower rifiutò di mandare dei soldati a Little Rock per assicurare la sicurezza di nove studenti neri che cercavano di iscriversi a una scuola superiore locale.


Da quel momento, Armstrong e Brubeck decisero di affrontare i paradossi evidenziati dal Programma degli Ambasciatori del Jazz, creando un musical dal titolo The Real Ambassadors. Nel complesso, sembra che gli Ambasciatori del Jazz riuscirono a contribuire ad alleviare le tensioni tra gli Stati Uniti e l'Unione Sovietica, ma le loro battaglie furono trascurate e per decenni si continuò a combattere per i diritti civili.


Il jazz fu senz'altro una parte importante della Guerra fredda, un elemento di pace: quanto sarebbe bello se si potessero risolvere i conflitti solo grazie alla musica?



 
 
  • Instagram
  • LinkedIn
  • TikTok
bottom of page